Scenario generale
Il mese di settembre ha confermato il tono costruttivo dei mercati finanziari globali, in un contesto dominato dall’ottimismo per le politiche monetarie più accomodanti e dai buoni risultati societari.
Gli indici azionari statunitensi hanno segnato nuovi massimi storici, sostenuti dal primo taglio dei tassi da parte della Federal Reserve, mentre i mercati europei e asiatici hanno chiuso con performance positive ma più moderate.
Sul fronte delle materie prime, l’oro è stato il vero protagonista, registrando la miglior performance mensile degli ultimi quattordici anni e riaffermando il suo ruolo di bene rifugio in un quadro geopolitico ancora fragile.
Stati Uniti
Negli Stati Uniti, la decisione della Fed di ridurre i tassi di 25 punti base ha rappresentato un chiaro segnale di svolta. La banca centrale ha riconosciuto un rallentamento graduale dell’inflazione e una dinamica più equilibrata del mercato del lavoro, aprendo la porta a un secondo intervento entro fine anno.
L’S&P 500 ha chiuso settembre con un progresso di circa +3,5%, spingendosi su nuovi massimi, mentre il Nasdaq Composite ha sovraperformato con un rialzo di oltre +5%, trainato dal comparto tecnologico e dal rinnovato entusiasmo verso l’intelligenza artificiale. Anche il Dow Jones ha segnato un progresso positivo, seppur più contenuto (+1,7%).
Sul fronte obbligazionario, il Treasury decennale è sceso al 4,12% dal 4,23% di fine agosto, mentre l’indice PCE Core dell’inflazione è rimasto stabile al 2,9%. Le pressioni inflazionistiche temute dopo l’introduzione dei nuovi dazi restano per ora contenute. Tuttavia, con i listini azionari in forte ipercomprato e valutazioni elevate, la prudenza resta consigliabile: la tendenza di lungo periodo rimane positiva, ma il rapporto rischio/rendimento si è progressivamente ridotto.
Europa
I mercati europei hanno archiviato un mese complessivamente favorevole, con variazioni più contenute rispetto agli Stati Uniti.
Lo Stoxx 600 ha chiuso in rialzo di circa +1,2%, sostenuto dai settori difensivi e dai titoli industriali, mentre il DAX tedesco è rimasto pressoché invariato e il listino italiano ha guadagnato intorno all’1%.
Sul fronte obbligazionario, i rendimenti hanno mostrato un calo marginale: il Bund decennale è sceso al 2,70% (dal 2,72% di fine agosto) e il BTP al 3,55% (dal 3,61%).
L’inflazione nell’area euro è risalita leggermente al 2,2%, un dato che potrebbe limitare ulteriori tagli dei tassi da parte della BCE. Christine Lagarde ha ribadito che la politica monetaria rimane “dipendente dai dati”, ma le aspettative di nuove misure espansive nel breve termine sono state ridimensionate.
In generale, l’Europa continua a beneficiare della stabilità dei tassi e di utili aziendali resilienti, ma la crescita economica resta debole e frammentata.
Asia
Il quadro asiatico è rimasto eterogeneo ma nel complesso positivo.
In Giappone, il Nikkei 225 ha toccato nuovi massimi storici, spinto dalla debolezza dello yen e dalla forza del comparto tecnologico.
In Cina, i mercati hanno consolidato i guadagni estivi grazie a flussi di capitale estero in ingresso e alle attese di nuovi stimoli fiscali e monetari, mentre restano fragilità strutturali nel settore manifatturiero: il PMI resta in area di contrazione sia in Cina sia in Corea del Sud, segnalando debolezze legate alle esportazioni.
Nel complesso, il sentiment in Asia rimane positivo ma sensibile all’evoluzione delle politiche economiche di Pechino.
Mercati obbligazionari
Dopo mesi di volatilità, settembre ha visto un recupero diffuso dei mercati obbligazionari.
Il taglio dei tassi della Fed ha contribuito a un calo generalizzato dei rendimenti, più marcato negli Stati Uniti rispetto all’Europa.
I Treasury hanno beneficiato di un miglior equilibrio tra inflazione e crescita, ma gli analisti ritengono che il potenziale di ulteriori cali dei rendimenti sia ora limitato. Anche in Europa, la compressione dei rendimenti è stata contenuta: i titoli core e periferici si sono mossi in un range ristretto, riflettendo la prudenza della BCE e l’assenza di sorprese macroeconomiche di rilievo.
Materie prime e valute
Il mese di settembre ha segnato un forte rialzo dell’oro, salito di circa +11%, la miglior performance mensile dal 2011. Il prezzo ha toccato nuovi record storici, superando i 3.800 dollari l’oncia, spinto dal calo dei tassi, dalle tensioni geopolitiche e dalle preoccupazioni per il bilancio statunitense.
Le valute hanno mostrato movimenti contenuti: il dollaro si è leggermente indebolito dopo il taglio dei tassi, mentre lo yen e il franco svizzero hanno recuperato terreno come asset rifugio.
Tra le altre materie prime, il petrolio è rimasto stabile, mentre gli asset digitali hanno vissuto un mese di consolidamento.
Prospettive e considerazioni strategiche
Settembre ha rappresentato un punto di equilibrio tra euforia e cautela. Gli indici azionari continuano a segnare record, ma le valutazioni elevate e l’incertezza geopolitica richiedono un approccio più selettivo.
La dinamica dei tassi suggerisce che le banche centrali si muoveranno con gradualità, cercando di sostenere la crescita senza riaccendere le pressioni inflazionistiche.
In questo scenario, riteniamo opportuno mantenere portafogli bilanciati e flessibili, privilegiando la diversificazione tra asset class e aree geografiche, e una maggiore attenzione ai settori difensivi e ai flussi di qualità.
Come spesso accade nei momenti di massimo ottimismo, i mercati testano i propri limiti. L’abilità dell’investitore sta nel riconoscerli e nel gestirli con disciplina, piuttosto che nel cercare di indovinarne il prossimo superamento.
Ottobre si apre quindi con una sfida interessante: continuare a partecipare al rialzo, ma con una strategia fondata su prudenza, visione di lungo periodo e gestione consapevole del rischio.