I principali indici azionari hanno messo a segno un ampio recupero nel corso del mese di ottobre nonostante l’assenza di notizie particolarmente positive dal fronte ucraino e da quello dell’inflazione. La Banca Centrale Europea ha alzato i tassi di ulteriori 75 punti base portandosi al 2% nel tentativo di contenere un’inflazione ormai oltre il 10%, ma ciò non ha provocato reazioni negative sui mercati. Questo perché la mossa era ampiamente scontata e in secondo luogo, perché la Presidente Christine Lagarde ha dichiarato che il potenziale impatto di una recessione sull’inflazione sarà una variabile chiave per le prossime decisioni. Anche le dichiarazioni della Banca Centrale Americana rimangono improntate al massimo rigore prospettando ulteriori rialzi non solo entro la fine del 2022 ma anche fino almeno la metà del 2023. Tutto questo nonostante diversi fattori avversi come la guerra che non accenna a placarsi (con minacce nucleari), la crisi energetica, le guerre commerciali, le trimestrali aziendali non proprio brillanti specialmente per le aziende tecnologiche (vedi Amazon e Meta che hanno fatto segnare nuovi minimi) e un rallentamento dell’economia dovrebbero indurre ad un atteggiamento più morbido sul versante della politica monetaria.

Sul fronte dei mercati finanziari vi è stata un’evoluzione positiva, che ha innescato il tanto atteso e sperato rally di fine anno. L’indice azionario mondiale MSCI World ha guadagnato su base mensile il 7.10% attestandosi a -20% da inizio anno. Bene anche l’evoluzione dei principali indici americani con S&P500 +8%, -18% da inizio anno, Nasdaq +3.90% (-29% da inizio anno) penalizzato maggiormente dai risultati trimestrali peggiori del previsto dei principali colossi tecnologici quali Meta, Alphabet, Microsoft e Amazon. Buon andamento pure in Europa con indice di riferimento Euro Stoxx 50 +9% che rimane però sempre in territorio negativo per quando riguarda l’andamento annuale -16%. A ruota i principali indici DAX +9.41%, FTSI MIB +9.70% ma anche loro in flessione su base annua del -16.50% rispettivamente -17.20%. In Svizzera si è vista un’evoluzione più modesta ma sempre positiva su base mensile +5.50%, con un -15.90% da inizio anno. Le difficoltà economiche della Cina, alle prese con un XX Congresso del partito Comunista ancora poco chiaro in tema di politica zero Covid, hanno pesato sull’indice dei paesi Emergenti che ha perso il -2.68% (-24.73% dall’inizio dell’anno).

Sul fronte valutario in lieve ripresa l’euro nei confronti del dollaro, ritornato leggermente sopra la parità, che ha momentaneamente arrestato la sua corsa anche nei confronti della sterlina. Dopo sole sei settimane al potere, infatti, il Primo Ministro inglese Liz Truss ha dovuto rassegnare le dimissioni. Il suo programma di tagli alle tasse e sussidi da 200 miliardi di sterline, privo di copertura finanziaria, aveva provocato il crollo dei titoli di Stato e della sterlina, costringendo la Banca d’Inghilterra a intervenire. Le dimissioni del Ministro delle Finanze e la completa retromarcia sul piano fiscale non sono bastate a restituire a Liz Truss la fiducia del Partito e le dimissioni sono state inevitabili.