Sul finire del mese di novembre i mercati finanziari hanno subito una improvvisa inversione di tendenza, complice la tornata alla ribalta della pandemia con la scoperta e il propagarsi della nuova variante Omicron. Non solo la minaccia dell’inflazione e le sue conseguenze sull’inasprimento delle politiche monetarie nel mondo ma anche il ritorno dello spettro di nuove chiusure e blocchi per via del riemergere dei contagi hanno raffreddato le aspettative degli operatori finanziari. Al contempo, il tema dell’inflazione acquisisce sempre più rilevanza a livello globale, non solo in ambito obbligazionario. Dalle attese sull’inflazione, sia quelle scontate dalle obbligazioni indicizzate all’inflazione che quelle basate sui sondaggi, emerge chiaramente che gli operatori di mercato si stanno preparando a tassi di inflazione in rialzo, anche su un orizzonte pluriennale.

La scoperta di una nuova variante del virus Covid-19 ha generato una nuova fase di incertezza: alla reazione composta dei tassi, grazie anche al presidio delle banche centrali, non è seguita una reazione altrettanto composta del mercato azionario con prese di profitto piuttosto marcate su tutti i principali listini globali e sui listini europei che hanno scontato in pieno la crescente incertezza legata ai contagi.

Il mese di novembre si è chiuso negativamente per i mercati azionari, con ampie divergenze geografiche. Gli Stati Uniti son stati ancora una volta la piazza migliore, con l’indice S&P500 che ha perso 1%, finendo sui minimi del mese dopo aver fatto segnare nuovi massimi storici. Stesso andamento per Nasdaq che ha fatto registrare una perdita del 0.40% sul mese. Peggio ha fatto Europa con indice EuroStoxx 50 che ha fatto segnare un -5% e Asia con Nikkei che ha perso il 6% e Hang Seng – 6,70%. Meglio indice svizzero SMI che contiene le perdite a -0.46%.

Lo scenario di riferimento rimane nel breve negativo, con i fattori sopra esposti che dovrebbero frenare l’entusiasmo degli investitori.