Un significativo incremento degli investimenti sia nel mercato azionario che in quello obbligazionario ha contrassegnato il mese di novembre evidenziando mutamenti nelle prospettive relative ai tassi d’interesse e alla crescita. Un momento decisivo nel mese è stato rappresentato dalla diffusione dei dati sull’inflazione statunitense risultato inferiore rispetto alle previsioni degli analisti. Anche l’andamento inflazionistico dell’Eurozona ha segnato una decelerazione superiore alle attese, attestandosi al 2,4% su base annua. Il contributo principale a questa diminuzione è arrivato dal settore energetico, beneficiando dell’attuale confronto favorevole con i livelli più elevati registrati lo scorso inverno. La tendenza alla moderazione dell’inflazione dovrebbe persistere nei mesi a venire, sostenuta in parte da effetti base ancora positivi. Gli investitori hanno risposto positivamente, ipotizzando la conclusione delle politiche restrittive della Federal Reserve, innescando, quindi, un significativo calo dei rendimenti obbligazionari con conseguente rialzo delle quotazioni. I rendimenti dei titoli di Stato a lungo termine sono scesi significativamente nel corso del mese di novembre con quello del Treasury decennale che è tornato a quota 4,35% dal massimo del mese precedente che si attestava intorno al 5%. I mercati scontano non solo la fine della fase di rialzi dei tassi in Europa e negli Stati Uniti, ma addirittura una loro riduzione a partire dal secondo trimestre del prossimo anno, e hanno seguito il rialzo dei mercati obbligazionari (discesa dei rendimenti a lungo termine) amplificandone il movimento.

A livello di mercati azionari abbiamo assistito ad un rimbalzo dei principali listini. Negli Stati Uniti l’SP500 ha fatto registrare un incremento del 7.30% e Nasdaq del 9.15%. Andamento simile in Europa con Euro Stoxx 50 che segna un +7.40%, Dax +8.33% e FTSE MIB +6.50%. Positivo ma più attardato indice svizzero SMI +2.85% che ha causa del suo orientamento più difensivo beneficia meno di questo movimento. La Cina continua a convivere con un quadro macroeconomico ben diverso dal resto del mondo, dove permane la chiara necessità di stimolare l’economia. Indice cinese CSI 300 chiude il mese a -2.30% mentre Hang Seng a -0.63%.

Pensiamo che l’euforia vissuta sui mercati durante il mese di novembre potrebbe protrarsi anche durante dicembre. Nonostante persistenti rischi geopolitici ed economici, i dati più recenti lasciano intravedere prospettive in miglioramento per la fine del 2023, con inflazione in calo, politiche monetarie meno aggressive e mercati finanziari più costruttivi. Un contesto che, se confermato, potrà favorire una ripresa degli investimenti e della crescita.