Il rialzo dei rendimenti dei titoli obbligazionari americani a lungo termine è proseguito anche per il mese di marzo, con il treasury a 10 anni che è salito attorno all’1.75%, in avvicinamento alla soglia d’osservazione del 2% fissata dalla FED. Quest’ultima, durante la riunione di marzo, ha mantenuto la sua posizione confermando la politica monetaria e mantenendo invariati i tassi di riferimento. Questo movimento si è protratto anche sui rendimenti governativi europei e svizzeri anche se in maniera meno marcata.
I motivi della tendenza al rialzo dei rendimenti obbligazionari in dollari sono legati alla prospettiva di un miglioramento dei dati macroeconomici e da uno sviluppo positivo della situazione sanitaria. Il presidente Biden ha infatti annunciato di aver raggiunto con largo anticipo il suo obbiettivo di 100 milioni di vaccinazioni nei suoi primi 100 giorni di presidenza e ha raddoppiato il suo ambizioso obbiettivo a 200 dosi somministrate nello stesso periodo. Sempre durante il mese di marzo Biden ha presentato un piano da 2000 miliardi a sostegno della ricostruzione della America, che non solo punta a rafforzare la rete infrastrutturale americana a tutti i livelli, creando milioni di posti di lavoro, ma a rimodellare l’intera economia americana con un occhio di riguardo alle questioni legate ai cambiamenti climatici e alle ineguaglianze sociali e razziali.
Tutto questo, assieme all’aumento di prezzo delle materie prime, ha fatto aumentare le aspettative di crescita dell’inflazione.
Questi sviluppi riscontrati sul mercato obbligazionario hanno contribuito ad avere una maggiore volatilità anche sui mercati azionari. Negli Stati Uniti risultati altalenanti con l’indice S&P500 che ha fatto segnare un performance di +1.80%. Ribasso invece per il Nasdaq -2.50%, dove è proseguita la rotazione settoriale da titoli tecnologici a favore dei titoli più ciclici. Molto bene l’Europa con l’indice EuroStoxx +5.70% che ha raggiunto nuovi massimi storici. Bene pure i periferici con indice tedesco DAX +7% e indice italiano FTSE MIB +5.94%. Positiva anche la Svizzera con indice SMI +3.15%. Male invece tutte la parte asiatica a partire dall’indice cinese CSI 300 -6.80%, indice giapponese Nikkei -1.60% e indice di Hong Kong -3.65%. I timori legati all’aumento dell’inflazione in USA ha colpito duro la Cina dove ha registrato un forte sell off specialmente sul comparto tecnologico.
Il tema dell’inflazione sarà molto dibattuto ed incerto e sarà sicuramente una variabile che bisognerà tenere sotto controllo per i mesi a venire. Pensiamo di essere ancora lontani dalle soglie critiche per cui le varie banche centrali decideranno di modificare le loro politiche monetarie, ma bisognerà comunque rimanere molto vigili.