Il mese di marzo ha portato con sé un mix di incertezza, volatilità e segnali contrastanti dai principali mercati finanziari. Il filo conduttore? Pressione, geopolitica, inflazione, politiche economiche divergenti e reazioni degli investitori hanno contribuito a un contesto sfidante, dove prudenza e selettività sono diventate parole d’ordine.
Scenario globale: instabilità e divergenze
Negli Stati Uniti, la nuova ondata di dazi imposti dall’Amministrazione Trump ha scatenato una correzione nei mercati azionari e alimentato timori sull’inflazione, ora al 5%. Il mercato del lavoro mostra segnali di rallentamento, mentre l’amministrazione ha avviato una riforma strutturale con la creazione del D.O.G.E., task force per digitalizzare la pubblica amministrazione.
In Europa, le istituzioni hanno risposto alla sospensione degli aiuti statunitensi all’Ucraina con un piano da EUR 800 miliardi per la difesa, accompagnato da importanti manovre fiscali in Germania. Queste misure hanno spinto al rialzo i rendimenti obbligazionari, con il Bund decennale al 2,69% e il BTP al 3,81%. Tuttavia, l’inflazione nell’eurozona mostra segnali di raffreddamento, con un CPI al 2,2%.
Nell’area asiatica, le economie di Giappone e Australia restano resilienti, ma le tensioni commerciali con gli USA limitano la visibilità futura. In controtendenza, la Cina chiude marzo in territorio positivo, candidandosi come possibile alternativa per gli investitori.
Mercati azionari: divergenze e rotazione settoriale
L’andamento delle borse ha riflesso la crescente incertezza. I tecnologici americani hanno guidato il ribasso – l’ETF “Magnificent Seven” (fondo che replica l’andamento delle sette maggiori società tecnologiche del mondo) ha perso oltre il 15% da inizio anno – mentre i titoli Value e le utilities hanno tenuto meglio. In Europa le perdite sono state contenute (tra -1% e -2%), mentre la Cina ha registrato un modesto rialzo.
Mercati obbligazionari: rendimenti in risalita e cautela in aumento
I mercati obbligazionari europei hanno risentito della nuova politica fiscale tedesca: il Bund decennale ha chiuso al 2,69%, il BTP al 3,81%. Negli Stati Uniti, i segnali di rallentamento economico hanno sostenuto i Treasury, con il decennale fermo al 4,22%. La BCE, con un’inflazione in lieve calo, appare più prudente sui prossimi tagli dei tassi. Si rafforza la preferenza per i titoli Investment Grade a breve scadenza, mentre vengono evitati High Yield e scadenze lunghe.
Materie prime e valute: oro in volo, petrolio sottotono
L’oro ha superato i USD 3’000 l’oncia, confermandosi bene rifugio in un contesto di alta volatilità. Il petrolio è sceso a USD 60 al barile, riflettendo i timori su crescita e domanda globale. Le criptovalute, pur con maggior visibilità politica, non hanno ancora conquistato la fiducia necessaria nei portafogli più conservativi.
Conclusione: pressione sì, ma anche opportunità
Il quadro macroeconomico resta incerto e in trasformazione. L’aumento della volatilità e delle tensioni geopolitiche giustifica un approccio molto selettivo. Manteniamo una strategia difensiva, con bassa esposizione azionaria, preferenza per le utilities, e focus su obbligazioni di buona qualità. La pressione può essere anche motore di cambiamento. E in un mondo in evoluzione, saper adattare il portafoglio è già metà della sfida.