Contesto Macro: escalation commerciale e impatto sui mercati

Nel mese di maggio, l’amministrazione Trump ha adottato una linea sorprendentemente aggressiva in materia di dazi, alternando nuove imposizioni a sospensioni temporanee. Questa strategia ha aumentato la volatilità sui mercati finanziari e sollevato interrogativi sulla direzione della politica commerciale statunitense.

Gli obiettivi dichiarati includono l’aumento delle entrate fiscali, la tutela dell’occupazione manifatturiera, l’autosufficienza economica e la riduzione dei disavanzi commerciali. Tuttavia, i mercati hanno evidenziato le difficoltà nel perseguire tutti questi obiettivi contemporaneamente. Gli investitori temono che i dazi possano aggravare alcune criticità e causare danni economici nel breve periodo.

Nonostante segnali di apertura al dialogo, l’approccio rimane improntato su una linea dura, anche se con maggiore attenzione agli effetti a breve termine. Entro fine anno, si stima che il tasso effettivo medio dei dazi possa stabilizzarsi intorno al 15%, grazie a una combinazione tra tariffe di base e misure mirate, in particolare verso la Cina. Le entrate generate potrebbero superare i 300 miliardi di dollari l’anno (circa l’1%–1,5% del PIL), ma l’effetto netto sulla riduzione del deficit è limitato, soprattutto in un contesto di crescente pressione fiscale.

Il piano “One, Big, Beautiful Bill” di Trump prevede aumenti alla spesa per la difesa, nuovi tagli fiscali e riduzioni delle prestazioni sociali, con la necessità di alzare il tetto del debito di 4.000 miliardi di dollari e un impatto stimato sul debito pubblico pari a 3.100 miliardi entro il 2034. Anche se i dazi potranno contribuire parzialmente a finanziare tali spese, non rappresentano una soluzione strutturale.

La fiducia degli investitori resta fragile, con l’aumento dell’emissione di Treasury e il rischio inflattivo sotto osservazione da parte della Federal Reserve. In questo contesto, i rendimenti obbligazionari più elevati rappresentano un rischio per obbligazioni e azioni, ma il debito investment grade continua a offrire valore, suggerendo un approccio difensivo nei mercati azionari.

Obbligazionario: reddito duraturo in un contesto incerto

Dopo un aprile caratterizzato da rinnovati timori di recessione, maggio offre interessanti opportunità per chi cerca reddito stabile, pur in un quadro di elevata incertezza. I rischi fiscali statunitensi restano elevati e i rendimenti potrebbero salire ancora, ma i livelli attuali rappresentano un buon punto d’ingresso per posizionarsi su obbligazioni di alta qualità.

Preferiamo l’esposizione su obbligazioni investment grade a media durata, che continuano a offrire un profilo rischio-rendimento interessante e fungono da copertura in caso di deterioramento del ciclo economico. Restano fondamentali l’attenzione al rischio cambio e un approccio prudente al credito. I rendimenti più alti aumentano l’attrattiva dei segmenti più rischiosi, ma la visibilità resta bassa. Per questo, privilegiamo strategie conservative: gli spread creditizi ci appaiono ancora troppo compressi e prevediamo un incremento dei tassi di default aziendali nel medio termine. In caso di rialzi disordinati dei rendimenti, ci attendiamo un intervento significativo da parte delle banche centrali.

Azionario: attenzione alla volatilità e alle opportunità di riallineamento

La perdurante volatilità e l’incertezza legata ai dazi suggeriscono un riesame delle allocazioni azionarie. Le correzioni di mercato possono rappresentare occasioni per riallineare i portafogli agli obiettivi di lungo termine.

Nel primo trimestre, il settore tecnologico ha guidato i guadagni, grazie a utili solidi e in crescita. Manteniamo una visione positiva sul comparto. Al contempo, le azioni dell’area euro appaiono significativamente sottovalutate rispetto a quelle statunitensi, scambiando attualmente con uno sconto di circa il 20% rispetto alla media degli ultimi 15 anni. Questo gap di valutazione rappresenta una potenziale opportunità, rafforzando la nostra preferenza per i titoli europei come elemento di diversificazione. Tuttavia, l’incertezza legata alle tensioni commerciali e ai dazi continuerà a pesare sulla redditività aziendale, richiedendo un posizionamento cauto.

Materie Prime: posizione costruttiva sull’oro, posizionamento tattico sul platino

L’oro ha mostrato una dinamica di stabilizzazione intorno ai 3.400 USD/oncia, confermando il suo ruolo di bene rifugio in un contesto macroeconomico e geopolitico complesso. La nostra visione sul metallo prezioso resta favorevole, sostenuta dal continuo accumulo da parte delle banche centrali, dall’elevata incertezza economica globale e dalla sua funzione strategica come copertura contro le tensioni geopolitiche, in particolare quelle attualmente in corso in Medio Oriente.

Parallelamente, abbiamo introdotto un’esposizione tattica sul platino all’interno della nostra asset allocation. Questa scelta si basa su valutazioni relative a possibili restrizioni dell’offerta e a segnali di ripresa della domanda ciclica da parte dei settori industriali, elementi che potrebbero supportarne una rivalutazione nei prossimi mesi.