Un mese ancora inevitabilmente complesso per i mercati finanziari con l’inflazione e tutte le sue cause (pandemia, guerra, sanzioni, aumento costo materie prime, etc…) a farla da padrone. Il rimedio messo in atto dalle principali Banche Centrali, rialzo dei tassi d’interesse e tapering, sta sortendo effetti negativi in quanto fastidioso per consumatori e imprese e quindi potenzialmente penalizzante per le dinamiche di crescita economica.

Il netto aumento dell’inflazione ha indotto le principali Banche Centrali ad attuare delle politiche monetarie più restrittive. La Banca Centrale Americana (FED) ha alzato di mezzo punto percentuale i tassi di interesse portandoli in un intervallo compreso tra lo 0,75% e l’1%. Si tratta del primo aumento di questo tenore dal 2000. La decisione è stata presa in un contesto di forte inflazione dopo aver raggiunto un picco di crescita dell’8,5%. Inoltre, ha annunciato l’intenzione di ridurre il bilancio per un ammontare iniziale mensile di 47.5 miliardi di dollari a partire da giugno; l’importo sarà aumentato dopo tre mesi fino a 95 miliardi. Anche in Europa, dove le prospettive di crescita sono più incerte rispetto agli Stati Uniti, la Banca Centrale Europea (BCE) appare molto più preoccupata per i rischi legati all’inflazione, i prezzi al consumo sono aumentati dell’8.1% su base annua superando le attese che stimavano un +7.7%, che per i rischi di ribasso della crescita. Per questo motivo continuerà ad inasprire la sua politica durante il 2022, iniziando con tutta probabilità ad aumentare il tasso di riferimento di 25 punti base nel mese di luglio. In controtendenza la Banca Popolare della Cina che ha riportato un po’ di ottimismo in Asia tagliando per la seconda volta quest’anno il tasso d’interesse di riferimento per i mutui immobiliari. E’ questo un segnale concreto della volontà di supportare l’economia, le cui difficoltà sono state confermate dal calo di aprile della produzione industriale e delle vendite al dettaglio rispetto allo stesso mese dello scorso anno.

Parlando dei mercati azionari abbiamo assistito ad una maggiore stabilità rispetto all’ampia correzione in corso da inizio dell’anno, con significative divergenze settoriali che hanno ancora una volta sfavorito i titoli tecnologici a favore dei titoli value. Negli Stati Uniti l’indice SP 500 ha chiuso il mese leggermente in negativo -0.56% mentre indice tecnologico Nasdaq ha chiuso a -3.60%. Da inizio anno siamo in territorio negativo di -13.30% per SP 500 e -22.70% per Nasdaq. Positivo l’andamento del mercato europeo con Euro Stoxx 50 a +1.50% (-10.60% da inizio anno) così come i mercati asiatici con Nikkei +1.70% e Hang Seng +1.50%. In territorio negativo indice Svizzero SMI che chiude il mese con una flessione del 3 % con una performance da inizio anno di -9.80%.

I dati economici sono stati nel complesso rassicuranti. Gli indici PMI preliminari di maggio hanno mostrato che nei principali paesi l’attività economica è ancora in espansione, sebbene a ritmi inferiori rispetto ad aprile. L’inflazione sta infatti erodendo il potere d’acquisto dei consumatori e l’attività manifatturiera è quella più penalizzata a causa dalle difficoltà di approvvigionamento e dai rincari delle materie prime. Ci aspettiamo ancora delle turbolenze su i mercati fin tanto che non vi saranno concreti segnali di una diminuzione dei prezzi.