Con il mese di giugno si è chiuso il primo semestre del 2021. In questo secondo trimestre, i titoli azionari hanno vissuto un buon momento e questo dovuto principalmente al fatto che le campagne vaccinali hanno continuato ad accelerare nella maggior parte delle economie sviluppate, specialmente in Europa che sta recuperando terreno rispetto a Regno Unito e Stati Uniti. Questo ha portato i governi ad intraprendere allentamenti alle restrizioni legate al Covid 19 e di conseguenza i livelli di attività sono aumentati. Ne consegue che i dati economici degl’ultimi 3 mesi sono stati generalmente molto buoni, specialmente negli Stati Uniti, dove si è registrato un tasso di crescita annualizzato del 6.4% nel primo trimestre. Grazie alla riduzione del numero di contagi, l’aumento delle vaccinazioni e la graduale riduzione delle restrizioni anche la fiducia al consumo della Eurozona ha mostrato un ulteriore miglioramento a giugno. Si tratta del quinto mese di miglioramenti consecutivi. I dati macroeconomici confermano quindi una buona ripresa economica globale e le prospettive economiche per il proseguo dell’anno si presentano solide. La riapertura delle economie e il rapido rimbalzo delle attività che ne è seguito ha però alimentato il timore di un rialzo dell’inflazione in alcuni paesi. Negli Stati Uniti, la FED resta paziente e conferma gli attuali tassi d’interesse, ribadendo di essere pronta ad aggiustare la sua politica qualora l’inflazione si riveli più altra e persistente rispetto alle loro previsioni. Per il mese di giugno il rendimento del treasury americano a 10 anni è rimasto pressoché invariato, fissandosi a quota 1.50%, in calo rispetto al picco di 1.74% toccato a fine marzo.
Sul trimestre rimangono più attardati gli indici delle economie emergenti, le quali sono rimaste indietro sul fronte delle vaccinazioni e che hanno avuto un crescente numero di contagi da Coronavirus (vedasi India).

A livello regionale il mese di giugno è stato positivo per gli Stati Uniti, dove l’indice S&P 500 ha registrato una performance del 2.25% e il Nasdaq +5.6% che ha beneficiato del rimbalzo dei titoli growth. Il presidente Biden ha annunciato di aver trovato un intesa bipartisan per un nuovo piano infrastrutturale da 1.200 miliardi di dollari, che prevede la costruzione di infrastrutture in senso stretto come strade, ponti e altri progetti infrastrutturali, al fine di rilanciare l’economia e la competitività degli Stati Uniti.
In Europa l’indice Euro Stoxx 50, dopo aver toccato il massimo dell’anno verso la metà del mese, chiude a quota 4’064, con una performance leggermente negativa sul mese -0.18%. Stesso andamento per i principali indici periferici.
La borsa Svizzera SMI registra un massimo storico superando quota 12’000 durante il mese di giugno, registrando una performance mensile del 4.40%. Da inizio anno solo le azioni di Credit Suisse sono al di sotto del corso di chiusura del 2020 a causa della perdita subita dalla banca a seguito del fallimento del fondo Archegos.
Male la parte asiatica, con indice giapponese Nikkei che registra una perdita dello 0.1% sul mese, peggio Hong Kong -2.15% e Cina con indice CSI 300 -2.20%. La lentezza della campagna di vaccinazione ha pesato sulla performance del mercato giapponese per lo scorso trimestre (ca. -3%) cosi come l’inasprimento delle politiche di gestione della pandemia e le preoccupazioni normative hanno pesato sulla performance dei vari indici asiatici.
Prosegue il rialzo del petrolio, che sembra non voler rallentare la sua corsa. Nel mese di giugno il prezzo del greggio è aumentato in modo importante chiudendo a quota 75.13. Questo andamento positivo è favorito dalle tensioni tra Arabia Saudita e Russia. L’Arabia Saudita è il solo paese a voler estendere il rialzo della produzione fino alla fine del 2022 mentre gli altri paesi dell’Opec+ vogliono una ripresa della produzione solo sul breve periodo.