A contrario del mese di gennaio, dove abbiamo assistito ad un rialzo generalizzato dei principali listini azionari, nel mese di febbraio il tono dei mercati è diventato decisamente più negativo. La principale colpa di questo cambio di direzione è stata la pubblicazione di alcuni dati inflazionistici peggiori del previsto sia in Europa che negli Stati Uniti. Le sorprese al rialzo della crescita economica nonché un’inflazione che stenta a ridursi in misura significativa hanno avuto un consistente impatto sulle aspettative riguardo tempistica ed entità dei futuri rialzi dei tassi delle banche centrali, causando a febbraio una frenata sul mercato azionario ed un nuovo forte aumento dei rendimenti dei titoli obbligazionari soprattutto quelli sulle scadenze brevi.

Nonostante la Federal Reserve, in occasione della sua ultima riunione di inizio mese, abbia deciso di optare per un rialzo “solo” dello 0,25%, il suo Presidente Powell ha dichiarato che i tassi dovranno salire ancora e rimanere elevati nel corso di quest’anno ma anche che il processo di disinflazione è iniziato. La Banca Centrale Europea ha deciso un rialzo dello 0,50% e anticipato che la prossima mossa sarà di pari entità, per poi valutare come procedere in base ai dati disponibili.

L’andamento degli indici azionari non è stato omogeneo il mese scorso, in quanto negli Stati Uniti abbiamo assistito ad un rintracciamento dal rally di gennaio, S&P500 -3.6% e Nasdaq -3%. I listini europei hanno proseguito il rialzo con Euro Stoxx 50 +1.60%  e DAX +1.20%.

La migliore performance degli indici europei è spiegata dall’andamento diverso degli indici settoriali: la correzione dei titoli tecnologici e il rialzo di quelli finanziari ed energetici hanno inevitabilmente penalizzato il Nasdaq a favore degli indici europei, dove prevalgono i titoli di questi due settori. Negativa anche la borsa svizzera SMI con -0.90%. Contrastante anche l’andamento dei mercati asiatici con indice Nikkei che performa su mese del +0.28% mentre scende Hang Seng -10.3%.