Alla fine del mese, i mercati finanziari sono stati fortemente colpiti dallo scoppio della guerra in Ucraina. Se il mese di gennaio è stato negativo a causa delle politiche monetarie più restrittive, il mese di febbraio ha subito l’impatto dell’invasione russa dell’Ucraina e tutti gli indici hanno chiuso negativamente.
I mercati finanziari, spaventati da questo evento, hanno iniziato a fare i conti con le sanzioni inflitte all’invasore. Il rincaro delle materie prime e i nuovi colli di bottiglia per l’approvvigionamento sono una seria minaccia alla ripresa economica mondiale, tutto questo proprio quando si stava uscendo da due anni di COVID 19. La paura di un escalation mondiale, la minaccia di una guerra nucleare e la telecronaca mediatica facilitata dall’uso massivo dei social media hanno messo in secondo piano i dati economici come i dati inflazionistici.

Le aspettative di una FED particolarmente aggressiva a partire già dal mese di marzo si sono tuttavia ridimensionate dando un po’ di ossigeno a quei settori penalizzati da tassi in crescita. Quest’ultima ha infatti aumentato i tassi d’interesse di 25 punti base in quanto la crisi e la guerra in Ucraina potranno avere conseguenze imprevedibili. Poiché questo conflitto avrà un possibile impatto negativo sull’economia europea, i funzionari della BCE stanno già commentando che la Banca potrebbe rimandare le sue misure di irrigidimento.

L’indice globale MSCI world ha perso ca. 3.50% portandosi da inizio anno a -7.50%. Analoga situazione in America con i principali indici che hanno chiuso in ribasso per il secondo mese consecutivo (SP500 -3.50% e Nasdaq -4.20%), cosa che non si verificava da tempo. Chi però ha risentito maggiormente di questo problema geopolitico sono stati mercati europei, causa la vicinanza del conflitto e la dipendenza energetica dalla Russia. L’indice Euro Stoxx 50 è finito sui minimi degl’ultimi mesi perdendo sul mese ca. 7%. Male anche il mercato svizzero in ribasso del 3%. L’indice dei mercati emergenti si è comportato meglio perdendo 2.45% (da inizio anno -4.23%) aiutato dai paesi latino-americani (legati all’esportazione di materie prime) e dalla Cina che hanno contribuito a controbilanciare la caduta vertiginosa della borsa russa e dell’Est Europeo.

Sebbene gli eventi siano altamente incerti, gli ultimi sviluppi porteranno gli analisti ad aumentare ulteriormente le stime di inflazione e ad abbassare le previsioni di crescita con inevitabili conseguenze sulle future azioni delle Banche Centrali e sull’adozione dei Governi, in particolare quelli Europei, di politiche fiscali sempre più espansive nel tentativo estremo di sostenere la domanda dei consumatori.