Il 2024 si chiude come un anno caratterizzato da sfide complesse e dinamiche eterogenee, che hanno messo alla prova la resilienza dei mercati finanziari globali e la capacità di adattamento degli operatori economici. In un contesto di crescente incertezza, gli investitori hanno dovuto ricalibrare continuamente le proprie strategie per far fronte a forze economiche, politiche e sociali spesso contrastanti.

Le banche centrali hanno giocato un ruolo chiave, mentre sul piano geopolitico il conflitto in Ucraina, le tensioni in Medio Oriente e il ritorno di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti hanno alimentato l’incertezza, con il rischio di un rinnovato protezionismo. Tuttavia, alcuni asset e settori hanno registrato performance brillanti: gli indici azionari americani ed europei hanno toccato nuovi massimi storici, mentre il settore tecnologico e l’intelligenza artificiale hanno trainato i profitti di diverse aziende statunitensi. Paesi come l’India hanno attratto capitali grazie alla loro forte crescita economica e a una demografia favorevole. Infine, il dollaro ha guadagnato terreno, sostenuto dalla vittoria di Trump e dalla prospettiva di un rallentamento nella riduzione dei tassi da parte della Federal Reserve.

Andamento dei mercati finanziari a dicembre

Nel mese di dicembre, i mercati hanno continuato a muoversi in un contesto di elevata volatilità. Wall Street ha inizialmente segnato nuovi massimi storici, per poi ritracciare negli ultimi giorni del mese e chiudere in territorio negativo: l’S&P 500 ha perso il -2,70%, mentre il Nasdaq ha chiuso leggermente positivo a +0,40%. In Europa, invece, i mercati hanno mostrato maggiore resilienza, con l’Euro Stoxx 50 in rialzo dell’1% e il FTSE MIB del 2,20%, mentre il DAX è rimasto pressoché invariato a -0,10%. Più debole la performance del mercato svizzero, con l’SMI in calo dell’1,90%. Decisamente più positiva la chiusura dei mercati asiatici: il Nikkei ha guadagnato il +3,60%, seguito dall’Hang Seng a +2,50% e dal CSI 300 a +1,30%.

Sul fronte obbligazionario, i rendimenti sono tornati a scendere nel corso del mese, rendendo i titoli a lungo termine più interessanti per gli investitori, grazie a un rapporto rischio/rendimento più favorevole. In questo contesto, preferiamo le obbligazioni Investment Grade rispetto a quelle ad alto rendimento, poiché lo spread di rischio credito appare eccessivamente compresso.

 Politiche monetarie e contesto macroeconomico

Il 2024 è stato segnato da politiche monetarie divergenti e da un graduale adattamento dei mercati alle nuove condizioni macroeconomiche. Negli Stati Uniti, la Federal Reserve ha chiuso l’anno con il terzo taglio consecutivo dei tassi di interesse, portandoli al 4,50%. Tuttavia, ha segnalato un rallentamento del ciclo di allentamento monetario, prevedendo per il 2025 tagli complessivi per soli 50 punti base, contro i 100 punti base inizialmente attesi.

In Europa, la Banca Centrale Europea ha mantenuto un approccio prudente, lasciando invariati i tassi a dicembre. Questa scelta riflette le incertezze legate all’inflazione e a una crescita economica ancora debole, soprattutto in Francia e Germania, dove persistono difficoltà strutturali e politiche. Sul fronte italiano, segnali incoraggianti sono emersi dalla forte domanda registrata nell’asta di titoli di Stato a fine anno, a conferma della fiducia degli investitori nella stabilità del debito sovrano.

Prospettive per il 2025: opportunità e rischi

Il 2025 si prospetta un anno positivo per i mercati azionari, con aspettative di performance favorevoli in tutte le principali regioni, sebbene probabilmente non ai livelli record del 2024. Un fattore di ottimismo è il calo dei tassi di interesse, che giustifica valutazioni più elevate per le azioni. Al tempo stesso, tassi più bassi riducono l’attrattiva delle obbligazioni, riportando l’attenzione sulle azioni con dividendi, che pur essendo più rischiose offrono un flusso di reddito costante.

Tra i mercati più interessanti in questo scenario spicca la Svizzera, grazie all’elevato numero di società leader globali che distribuiscono dividendi generosi. Il settore farmaceutico, che pesa significativamente sull’indice di riferimento, insieme a quello alimentare e assicurativo, offre qualità difensive e una minore dipendenza dal ciclo economico.

Più incerto il contesto per il mercato azionario statunitense. Le politiche annunciate dall’amministrazione Trump 2.0 combinano elementi di stimolo economico (come i tagli fiscali) con fattori inflazionistici (tariffe doganali e politiche migratorie più restrittive). Nel breve termine, i benefici fiscali potrebbero sostenere il mercato, motivo per cui manteniamo per ora un posizionamento positivo di breve periodo.

In Europa, invece, gli investitori dovrebbero adottare un approccio più cauto. Le crisi politiche in Germania e Francia pesano sul sentiment di mercato, mentre il settore industriale continua a mostrare segnali di debolezza, senza indicazioni di una ripresa imminente.

Anche nei mercati emergenti, dominati dalla Cina, è necessaria prudenza. La crisi del settore immobiliare cinese non è ancora risolta e le misure adottate dalla banca centrale per sostenere la crescita economica si sono rivelate finora insufficienti. Questa incertezza si riflette in un debole andamento dei consumi, rendendo necessaria un’inversione di tendenza per rilanciare la congiuntura. Fino ad allora, un approccio prudente rimane consigliato.