Il mese di aprile 2025 si è rivelato estremamente turbolento per i mercati finanziari globali, segnato da una forte instabilità legata all’escalation della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. L’annuncio del presidente Donald Trump, lo scorso 2 aprile, di un nuovo pacchetto di dazi (definito “Liberation Day”) ha innescato un’ondata di vendite e panico sui mercati, con movimenti repentini su indici azionari, obbligazioni, valute e materie prime.
Azionario: un mese altalenante tra sell-off e rimbalzi tecnici
Dopo un avvio drammatico, con perdite che hanno spinto l’S&P 500 a una flessione del 10,5% in due giorni e il Nasdaq 100 in territorio di bear market, i mercati hanno mostrato una ripresa nella seconda metà del mese, sostenuta da una parziale marcia indietro della Casa Bianca, che ha sospeso temporaneamente i nuovi dazi (esclusa la Cina) e dai solidi risultati trimestrali delle big tech americane, in particolare Microsoft, Meta, Alphabet e Amazon.
Nonostante il recupero, il mese si è chiuso con bilanci misti:
- S&P 500: -1.1%
- Dow Jones: -3,65%
- Nasdaq Composite: -0,02%
In Europa, i mercati hanno mostrato un andamento contrastante:
- DAX (Germania): -0.19%, sostenuto da utili positivi
- CAC 40 (Francia): -3.60%, penalizzato dai settori del lusso e industriale
- FTSE 100 (UK): -1,62%, influenzato da prese di profitto e debolezza domestica
In Asia, il Nikkei giapponese ha guadagnato l’1,2% grazie a un ritrovato ottimismo, mentre il CSI 300 cinese ha perso il 3%, zavorrato dal rallentamento interno e dalle tensioni con gli USA.
Obbligazionario: curva dei rendimenti instabile, attenzione al rischio duration
Sul fronte obbligazionario, aprile ha visto una divergenza tra i rendimenti a lungo termine statunitensi ed europei. Il Treasury decennale USA è salito dal 4,22% al 4,31% a causa di vendite massive, mentre il Bund tedesco ha visto un calo dal 2,69% al 2,52%, riflettendo un clima di risk-off in Europa.
L’aumento del fabbisogno di finanziamento statunitense, unito al timore che gli investitori esteri possano ridurre l’esposizione sul debito americano, ha accentuato la pressione sui rendimenti. In questo contesto, è preferibile concentrarsi su scadenze inferiori ai tre anni, evitando l’eccessiva esposizione sulla parte lunga della curva e sul segmento high yield, particolarmente vulnerabile in fase di rallentamento economico globale.
Materie prime: oro ai massimi, ma attenzione alla volatilità
In risposta all’aumentata incertezza globale, l’oro ha registrato un nuovo massimo storico a 3.425 dollari l’oncia il 22 aprile, per poi correggere verso i 3.288 dollari sul finire del mese, riflettendo una temporanea riduzione dell’avversione al rischio. Nonostante ciò, resta un asset rifugio strategico in portafoglio, anche se nel breve termine si prevede una certa instabilità dei prezzi.
Il comparto delle materie prime ha invece mostrato segnali di debolezza: il calo dei prezzi del petrolio e di altre commodities riflette il deterioramento delle prospettive di crescita globali.
Outlook e considerazioni strategiche
Le tensioni commerciali hanno amplificato l’incertezza già elevata a livello macroeconomico. Gli Stati Uniti hanno mostrato segnali di rallentamento, con il PIL in leggera flessione e dati industriali deboli. La Cina, pur pronta a rispondere con misure simmetriche, non ha ancora varato politiche di stimolo per contrastare la frenata economica. In Europa, la BCE ha tagliato i tassi di 25 punti base, mentre la Fed è rimasta in attesa, ma con crescenti pressioni per un allentamento nei prossimi mesi.
Nel complesso, aprile ha dimostrato come i mercati siano estremamente reattivi alle dinamiche geopolitiche e alla comunicazione politica, soprattutto quando quest’ultima risulta erratica. In questo contesto, riteniamo fondamentale mantenere una strategia di investimento prudente, liquida e ben diversificata, evitando eccessive esposizioni su asset rischiosi o illiquidi. Una gestione attiva e flessibile sarà la chiave per navigare i mesi a venire, cogliendo opportunità in un contesto che rimane ad alta volatilità e in rapido mutamento.